Ictus, la tele-riabilitazione a casa con videovisite è efficace

Da "La Repubblica" online, 23/11/2020 

In uno studio la riabilitazione svolta tramite video-consulti ha portato un miglioramento addirittura maggiore di quella tradizionale in ambulatorio

23 NOVEMBRE 2020 3 MINUTI DI LETTURA

CASA dolce casa. Anche per i pazienti che hanno avuto un evento grave come un ictus svolgere la riabilitazione a casa, attraverso video-consulti a distanza, laddove possibile, può portare importanti miglioramenti per la salute fisica e cerebrale. E i benefici potrebbero essere in certi casi anche maggiori rispetto a quelli ottenuti con la riabilitazione svolta in presenza, in ospedale o in ambulatorio: lo afferma uno studio, per ora su un piccolo gruppo di pazienti, appena pubblicato su Neurology, la rivista dell'American Academy of Neurology. I risultati, da approfondire, potrebbero aprire nuove strategie di trattamento per chi ha difficoltà nel recarsi in ospedale o in situazioni di emergenza come quella di una pandemia.

Lo studio

I ricercatori hanno coinvolto 52 pazienti che avevano avuto un ictus circa 2 settimane prima e che presentavano, come spesso accade, la paralisi di un lato del corpo (sinistro o destro), dunque del braccio, della gamba e di metà del viso. In generale, dopo un evento di questo genere, di intensità media o grave, la persona colpita deve seguire un percorso riabilitativo piuttosto lungo, in parte svolto in ospedale durante il ricovero e in parte attraverso la fisioterapia e altri trattamenti in controlli successivi. “Il danno agli arti e al viso”, spiega Federica Bressi, fisiatra e neurologo del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, “è spesso accompagnato da altri disturbi fra cui problemi nella deglutizione, nel controllo del tronco e degli sfinteri e, a livello cognitivo, nel linguaggio, nella memoria, nella comprensione delle comunicazioni e nello svolgimento di azioni strutturate anche semplici”. Per questo, il trattamento per il recupero, che è fondamentale, può essere lento e lungo.
Nella ricerca, la durata della riabilitazione era di almeno 3 mesi e i partecipanti venivano divisi in due gruppi: uno svolgeva il percorso a casa, senza il terapista ma attraverso video-consulti guidati, mentre il secondo gruppo riceveva una intervento tradizionale, svolto in ambulatorio in presenza dell'operatore sanitario. Ciascuna sessione prevedeva 60 minuti di terapia occupazionale e di esercizi fisici e 20 minuti di stimolazione neuromuscolare. I ricercatori hanno valutato attraverso un punteggio standard le abilità fisiche e cognitive dei partecipanti all'inizio dello studio, subito dopo la conclusione del periodo di riabilitazione e a distanza di altri tre mesi.

I risultati

Per poter parlare di un miglioramento significativo delle capacità motorie, dopo la riabilitazione il paziente deve ottenere almeno 10 punti. A sorpresa, il gruppo che aveva seguito la terapia a casa ha poi ottenuto 11 punti, contro i 5.3 punti del gruppo che si recava fisicamente in ospedale. Per valutare i progressi cognitivi i ricercatori hanno svolto indagini di risonanza magnetica funzionale del cervello, osservando anche in questo caso un punteggio più alto nella connessione a riposo fra le aree cerebrali dei pazienti nel gruppo che aveva svolto la terapia a casa, da remoto. Sulla base di questi dati i ricercatori concludono che la tele-riabilitazione non solo è fattibile, ma potrebbe risultare in molti casi sicura ed efficace.

L'interpretazione dei dati

La comodità di stare a casa potrebbe aver aiutato i pazienti ad aderire meglio alla terapia, come ha sottolineato Chuancheng Ren dell'Università Fudan a Shangai, fra gli autori della ricerca. Inoltre la possibilità di rimanere nel proprio ambiente potrebbe aver favorito un recupero e un apprendimento più rapido grazie alla maggiore partecipazione alle attività svolte in famiglia. “Il risultato è sicuramente interessante”, commenta Bressi, non coinvolta nello studio, “e richiederà ulteriori approfondimenti per capire come migliorare la riabilitazione sia in presenza sia da remoto”.

Dai video-consulti ai robot: quanto sono importanti?

La telemedicina, dunque la possibilità di trattare il paziente anche a distanza e nuove tecnologie, infatti, stanno sempre più entrando nella vita di medici e pazienti con ictus (e non solo). “Anche in ospedale”, racconta Bressi, “vengono sempre più spesso utilizzati strumenti come i robot, che svolgono una vera e propria fisioterapia, con video e giochi riabilitativi, o esoscheletri, simili a tute intelligenti che guidano il paziente nei movimenti. E questo non solo nei pazienti con ictus, ma anche in quelli ortopedici, con fratture o protesi”. Il tutto non sostituisce comunque l'intervento e la relazione con il terapista, che rimane fondamentale. “Soprattutto per le persone che hanno avuto una compromissione importante, magari su più fronti, fisico e cognitivo”, specifica la fisiatra, “è essenziale che il medico e il terapista calibrino e impostino i trattamenti, guidando il paziente anche nell'uso delle tecnologie”.
Il ruolo dello specialista, dunque, rimane centrale, ma questo non esclude che video-consulti e altri interventi da remoto possano essere molto importanti per aiutare il paziente. “Ad esempio quando rientra a casa dopo il ricovero”, aggiunge Bressi, “e anche in specifiche situazioni, come per chi non può raggiungere l'ospedale o ancora durante la pandemia di Covid-19, nei casi in cui spostandosi i rischi superano i benefici”.