Cos'è la musicoterapia

La musicoterapia è una disciplina scientifica che mette al centro della sua attenzione la relazione tra il suono e l'essere umano, utilizzando la produzione musicale a fini preventivi, riabilitativi, terapeutici.
Da sempre moltissimi studiosi si sono poste domande sulla musica, sul suo effetto ed utilizzo. Nel corso degli anni, da oggetto di studio diventa protagonista assumendo un ruolo clinico nel processo terapeutico.  Esempi terapeutici della musica si possono rintracciare già nell’antichità non solo in quella greco-romana ma anche nella Bibbia fino a giungere agli studi antesignani di De Martino sul fenomeno del tarantismo.
Balzac diceva che “i medici calabresi ordinano la danza come rimedio alle passioni isteriche che sono comuni tra donne del loro paese”. Infatti la musica, associata più o meno alla danza, diventa uno strumento terapeutico con diverse applicazioni cliniche e rientra nell’ambito delle diverse terapie riabilitative. 
“La Musicoterapia, studia le profonde differenze che la musica crea da uomo a uomo, da caso a caso, da paese a paese usando appunto la musica il suono e il movimento per provocare effetti regressivi facilitando e favorendo le competenze relazionali dell’individuo aprendo canali alternativi di comunicazione.” (Di Falco)
La musicoterapia fa parte delle terapie che utilizzano appunto la musica con tutte le sue peculiarità, diventando mediatore tra terapeuta e paziente, in una multidimensionalità che coinvolge la persona in tutta la sua integralità  (corpo-mente-spirito).
La musicoterapia è allo stesso tempo arte e scienza, che non sono altro che un atto di scoperta, di immaginazione e di intuizione che danno origine a un’espressione da un lato simbolica ed estetica e, dall’altro, verificabile e investigativa.
“L’una e l’altra danno una nuova prospettiva del mondo, modellano l’universo in  modo diverso; entrambe sono creazioni dell’uomo” (Gerrard 1985).
In quanto arte la musicoterapia presenta due aspetti:
  • primo, lo strumento di terapia, la musica, è una forma di arte;
  • secondo, il processo di terapia diventa un’arte quando lo strumento viene foggiato dal musicoterapista (Bruscia).
Anche la scienza della musicoterapia presenta due aspetti da considerare:
  • uno riguarda l’esaminare l’applicazione scientifica dei metodi stabiliti;
  • secondo, il terapista sperimenta, esplora, indaga e scopre cosa funziona o non funziona, quale sia l’efficacia di una certa tecnica piuttosto che un'altra e se ha o meno un’ampia applicazione.
In molti hanno provato a dare una definizione specifica della Musicoterapia, ecco perché ne esistono molte, e tutte ugualmente valide e condivisibili nonostante nessuna sia esaustiva (anche perché le definizioni cambiano spesso in ragione del tempo e dell’esperienza); può essere definita una “trans-disciplina” in quanto rappresenta la dinamica combinazione di diverse materie che ruotano intorno alle sue due grosse aree, ovvero la MUSICA (con la psicologia della musica, psicoacustica, educazione musicale, sociologia della musica ecc.) e la TERAPIA (con la psicologia, psicoterapia, terapia comunicativa, riabilitazione del linguaggio, neurologica e neuromotoria ecc). 
Essendo una disciplina relativamente nuova e tenendo conto della vastità dell’argomento e del concetto a dir poco ampio per i diversi ambiti operativi profondamente differenti, è necessario dare una definizione “generale” su cui ci si orienta, ed è quella offerta nel 1996 dalla Federazione mondiale della musicoterapia (W.F.M.T.), un’organizzazione professionale fondata a Genova nel 1985 per rappresentare la musicoterapia a livello internazionale:

"La musicoterapia è l'uso della musica e/o degli elementi musicali  (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un utente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l'apprendimento, la motricità, l'espressione, l'organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive.
La musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue  dell'individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l'integrazione intra- e interpersonale e consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico."


Negli ultimi anni, questa tematica è sempre più dibattuta dagli specialisti del settore e non solo; l’interesse per l’applicazione di modalità espressive non verbali, quali musica, danza, colori ecc in ambiti riabilitativi e psicoterapeutici è progressivamente cresciuto.
Questa crescita è legata, oggi particolarmente, alla problematicità della parola, e alla sua supposta, ma non reale, onnipotenza, quella stessa parola che spesso svela, separa e nasconde la realtà. Tutto questo ha portato al superamento di una dimensione esclusivamente verbale sviluppando un attenzione particolare per tutto ciò che viene prima e dopo la parola.

Con i suoi interventi a carattere preventivo, riabilitativo e psicoterapico, la musicoterapia oggi sta acquisendo sempre più autonomia e credibilità, grazie ai presupposti medici, psicologici e storico-antropologici che trovano radici in una letteratura scientifica sempre più consolidata e che ne studia applicazioni e risultati, attribuendo ormai a tale settore piena autonomia e credibilità. Influendo sul sistema neurovegetativo, la musica può avere effetti sulla traspirazione, la pressione e il ritmo cardiaco; per la sua caratteristica espressiva, favorisce la liberazione delle emozioni e delle risorse di ognuno spesso inascoltate o inutilizzate; infatti viene ben utilizzata in ambito clinico perché permette al soggetto “malato” di esprimere e percepire le proprie emozioni, comunicando e mostrando i propri stati d’animo e i propri sentimenti attraverso il particolare linguaggio della musica (non verbale).
Tutto ciò permette al paziente di acquistare maggiore sicurezza di sé e di migliorare il rapporto e la comunicazione con gli altri.
Inoltre è importante distinguere il concetto di cura e terapia: il primo ha un carattere medico-scientifico legato all’idea della guarigione, l’altro è il punto di vista umanistico dove il CURARE significa proprio PRENDERSI CURA, in cui si cela il senso più profondo dell’interazione centrato sull’armonizzazione delle funzioni dell’individuo, inteso come unità, sia in rapporto alla realtà interna che a quella esterna.  Queste due accezioni ovviamente non devono entrare in conflitto.

CENNI STORICI ED EVOLUZIONE

L’uso della musica per scopi curativi risale a un epoca lontana in cui la malattia era associata a spiriti maligni che dovevano venire scacciati dal corpo e dalla mente della persona malata, e per fare ciò si usavano le canzoni ritmiche, che al posto delle parole, utilizzavano lamenti monodici e venivano accompagnate dal suono di zucche vuote e tamburi percossi. La musica divenne il mezzo dello sciamano per ottenere la massima concentrazione della mente e del corpo e per intensificare la volontà di ritrovare e di conservare il benessere fisico. Gli Ebrei ritenevano che la musica avesse poteri stimolanti e sedativi, capaci di intensificare le emozioni negative fino a liberarne la mente. Nel Rinascimento la musica divenne un prodotto artigianale di una corporazione e solo nel periodo romantico riuscì a riacquistare la qualifica di arte. Louis Roger, medico di Montpellier, nel 1748 tornò ad occuparsi degli effetti della musica sulla mente umana interrogandosi sul perché ciò potesse accadere, ma purtroppo i suoi studi suscitarono scarso interesse. Nel 1919 si tenne il primo corso di musicoterapia presso la Columbia University, e nel 1944 al Michigan State College, si inaugurò il primo corso quadriennale per specialisti in quella disciplina. Poco dopo furono fondate tre delle più importanti organizzazioni di musicoterapia, la National Association for Music Therapy, l’American Association or Music Therapy e nel 1970 l’American Association of Music Therapists.
Mentre in Europa e in America negli anni sessanta la musicoterapia aveva raggiunto una posizione di rilievo nell’ambito di interventi psicologici, in Italia tale disciplina non era ancora arrivata. Proprio in questi anni si incominciano a conoscere nel nostro paese le varie scuole che nel frattempo si erano affermate all’estero:

  • Juliette Alvin in Inghilterra, che individuava nella socializzazione l’obiettivo primario della musicoterapia;
  • la scuola tedesca e austriaca particolarmente legata a Gertrub Orff;
  • scuole di dichiarata tendenza psicoanalitica,
  • quella francese dei coniugi Guilhot, di JOst e della Lècourt,
  • e quella di Rolando Benenzon.

Nel 1978 ad Assisi si svolgeva un convegno che trattava tale argomento sollevando la necessità della formazione di una nuova figura nascente come quella del musicoterapeuta. La musicoterapia si occupa delle relazioni all'interno del complesso musica-mente-corpo, formato da elementi capaci di produrre stimoli sonori quali la natura, il corpo umano, gli strumenti musicali, gli apparecchi elettronici e molti altri; stimoli quali il silenzio, i suoni interni del corpo (battito delcuore, articolazioni, esempio); i suoni musicali, ritmici, melodici e armonici, i movimenti, i rumori, ultrasuoni, gli infrasuoni e le parole; dalle vie di propagazione delle vibrazioni con le loro leggi fisiche, dagli organi recettori di questi stimoli come il sistema uditivo, la percezione interna, la vista, e la risposta che può essere comportamentale, motoria, sensoriale e organica.  

La musicoterapia, in ragione della sua complessità, della sua attività e della sua rapida evoluzione, ha, come tutte le discipline giovani e non ancora affermate, esigenza di studiare e fare ricerca, con maggior rigore scientifico, evidenziando ulteriormente gli effetti ottenuti grazie anche a degli indicatori misurabili che fanno riferimento ai miglioramenti di determinati parametri. Nella letteratura scientifica si osserva come la musicoterapia sia sempre più utilizzata sia nell'ottica del rilassamento e della riduzione del dolore in pre, post anestesia, sia come tecnica di riduzione dello stress legato a procedure mediche, e  anche nei bambini. Il successo o il fallimento di una musicoterapia dipendono in gran parte anche da fattori di rapporto umano, oltre che musicali.
Una valutazione della risposta del paziente alla musica dovrebbe includere quella che potrebbe definirsi la sua “storia musicale”. Le esperienze musicali personali lasciano di solito una traccia profonda nella memoria e possono venire associate con sensazioni di successo o di fallimento. Molte persone sono assai più sensibili e vulnerabili a ciò che riguarda la musica rispetto che a qualunque altro soggetto, pur senza essere dotati di un particolare senso musicale. Poiché la musica è senza parole, non esistono praticamente limiti al suo potere evocativo o immaginativo. Se la musica può sopprimere il senso dello spazio, può anche distorcere e far scomparire il senso del tempo, senza alcuna implicazione mistica e in persone del tutto normali. Uno dei concetti utilizzati in musicoterapia è sicuramente l'identità sonora, concetto utilizzato per designare l'esistenza di una sonorità specifica per ciascun individuo ma anche per descrivere l'identificazione di un soggetto con uno specifico strumento musicale. In ogni caso l'impiego del musicale in ambito clinico ha evidenziato la presenza di caratteristiche sonore individuali, ponendo così il problema di un'adeguata concettualizzazione di tali osservazioni. 

La Musicoterapia impiega quindi, elementi della musica, quali il ritmo, il suono, la melodica e l’armonia, e la musica stessa come strumenti per aprire dei canali di comunicazione. Proprio per questo è indirizzata anche soggetti che soffrono di gravi turbe della comunicazione, come l’isolamento. 

Al momento non esiste ancora un profilo professionale di musicoterapeuta anche se sono stati fatti notevolissimi passi avanti in questa direzione. 

In un’ottica individual-psicologica si ritiene rilevante definire gli obiettivi, le modalità e le indicazioni di un trattamento musicoterapico. Questi tre parametri sono interconnessi tra loro influenzandosi reciprocamente e dando origine a una pluralità di interventi che si inseriscono in un approccio multimodale e interdisciplinare.