Con i suoi interventi a carattere preventivo, riabilitativo e psicoterapico, la musicoterapia oggi sta acquisendo sempre più autonomia e credibilità, grazie ai presupposti medici, psicologici e storico-antropologici che trovano radici in una letteratura scientifica sempre più consolidata e che ne studia applicazioni e risultati, attribuendo ormai a tale settore piena autonomia e credibilità. Influendo sul sistema neurovegetativo, la musica può avere effetti sulla traspirazione, la pressione e il ritmo cardiaco; per la sua caratteristica espressiva, favorisce la liberazione delle emozioni e delle risorse di ognuno spesso inascoltate o inutilizzate; infatti viene ben utilizzata in ambito clinico perché permette al soggetto “malato” di esprimere e percepire le proprie emozioni, comunicando e mostrando i propri stati d’animo e i propri sentimenti attraverso il particolare linguaggio della musica (non verbale).
Tutto ciò permette al paziente di acquistare maggiore sicurezza di sé e di migliorare il rapporto e la comunicazione con gli altri.
Inoltre è importante distinguere il concetto di cura e terapia: il primo ha un carattere medico-scientifico legato all’idea della guarigione, l’altro è il punto di vista umanistico dove il CURARE significa proprio PRENDERSI CURA, in cui si cela il senso più profondo dell’interazione centrato sull’armonizzazione delle funzioni dell’individuo, inteso come unità, sia in rapporto alla realtà interna che a quella esterna. Queste due accezioni ovviamente non devono entrare in conflitto.
CENNI STORICI ED EVOLUZIONE
L’uso della musica per scopi curativi risale a un epoca lontana in cui la malattia era associata a spiriti maligni che dovevano venire scacciati dal corpo e dalla mente della persona malata, e per fare ciò si usavano le canzoni ritmiche, che al posto delle parole, utilizzavano lamenti monodici e venivano accompagnate dal suono di zucche vuote e tamburi percossi. La musica divenne il mezzo dello sciamano per ottenere la massima concentrazione della mente e del corpo e per intensificare la volontà di ritrovare e di conservare il benessere fisico. Gli Ebrei ritenevano che la musica avesse poteri stimolanti e sedativi, capaci di intensificare le emozioni negative fino a liberarne la mente. Nel Rinascimento la musica divenne un prodotto artigianale di una corporazione e solo nel periodo romantico riuscì a riacquistare la qualifica di arte. Louis Roger, medico di Montpellier, nel 1748 tornò ad occuparsi degli effetti della musica sulla mente umana interrogandosi sul perché ciò potesse accadere, ma purtroppo i suoi studi suscitarono scarso interesse. Nel 1919 si tenne il primo corso di musicoterapia presso la Columbia University, e nel 1944 al Michigan State College, si inaugurò il primo corso quadriennale per specialisti in quella disciplina. Poco dopo furono fondate tre delle più importanti organizzazioni di musicoterapia, la National Association for Music Therapy, l’American Association or Music Therapy e nel 1970 l’American Association of Music Therapists.
Mentre in Europa e in America negli anni sessanta la musicoterapia aveva raggiunto una posizione di rilievo nell’ambito di interventi psicologici, in Italia tale disciplina non era ancora arrivata. Proprio in questi anni si incominciano a conoscere nel nostro paese le varie scuole che nel frattempo si erano affermate all’estero:
Nel 1978 ad Assisi si svolgeva un convegno che trattava tale argomento sollevando la necessità della formazione di una nuova figura nascente come quella del musicoterapeuta. La musicoterapia si occupa delle relazioni all'interno del complesso musica-mente-corpo, formato da elementi capaci di produrre stimoli sonori quali la natura, il corpo umano, gli strumenti musicali, gli apparecchi elettronici e molti altri; stimoli quali il silenzio, i suoni interni del corpo (battito delcuore, articolazioni, esempio); i suoni musicali, ritmici, melodici e armonici, i movimenti, i rumori, ultrasuoni, gli infrasuoni e le parole; dalle vie di propagazione delle vibrazioni con le loro leggi fisiche, dagli organi recettori di questi stimoli come il sistema uditivo, la percezione interna, la vista, e la risposta che può essere comportamentale, motoria, sensoriale e organica.
La musicoterapia, in ragione della sua complessità, della sua attività e della sua rapida evoluzione, ha, come tutte le discipline giovani e non ancora affermate, esigenza di studiare e fare ricerca, con maggior rigore scientifico, evidenziando ulteriormente gli effetti ottenuti grazie anche a degli indicatori misurabili che fanno riferimento ai miglioramenti di determinati parametri. Nella letteratura scientifica si osserva come la musicoterapia sia sempre più utilizzata sia nell'ottica del rilassamento e della riduzione del dolore in pre, post anestesia, sia come tecnica di riduzione dello stress legato a procedure mediche, e anche nei bambini. Il successo o il fallimento di una musicoterapia dipendono in gran parte anche da fattori di rapporto umano, oltre che musicali.
Una valutazione della risposta del paziente alla musica dovrebbe includere quella che potrebbe definirsi la sua “storia musicale”. Le esperienze musicali personali lasciano di solito una traccia profonda nella memoria e possono venire associate con sensazioni di successo o di fallimento. Molte persone sono assai più sensibili e vulnerabili a ciò che riguarda la musica rispetto che a qualunque altro soggetto, pur senza essere dotati di un particolare senso musicale. Poiché la musica è senza parole, non esistono praticamente limiti al suo potere evocativo o immaginativo. Se la musica può sopprimere il senso dello spazio, può anche distorcere e far scomparire il senso del tempo, senza alcuna implicazione mistica e in persone del tutto normali. Uno dei concetti utilizzati in musicoterapia è sicuramente l'identità sonora, concetto utilizzato per designare l'esistenza di una sonorità specifica per ciascun individuo ma anche per descrivere l'identificazione di un soggetto con uno specifico strumento musicale. In ogni caso l'impiego del musicale in ambito clinico ha evidenziato la presenza di caratteristiche sonore individuali, ponendo così il problema di un'adeguata concettualizzazione di tali osservazioni.
La Musicoterapia impiega quindi, elementi della musica, quali il ritmo, il suono, la melodica e l’armonia, e la musica stessa come strumenti per aprire dei canali di comunicazione. Proprio per questo è indirizzata anche soggetti che soffrono di gravi turbe della comunicazione, come l’isolamento.
Al momento non esiste ancora un profilo professionale di musicoterapeuta anche se sono stati fatti notevolissimi passi avanti in questa direzione.
In un’ottica individual-psicologica si ritiene rilevante definire gli obiettivi, le modalità e le indicazioni di un trattamento musicoterapico. Questi tre parametri sono interconnessi tra loro influenzandosi reciprocamente e dando origine a una pluralità di interventi che si inseriscono in un approccio multimodale e interdisciplinare.
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